Cosmo Laera

MOLTO UMANO

date » 21-04-2024 12:33

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ph.Cosmo Laera
MOLTO UMANO
A cura di Jacqueline Ceresoli

7 – 22 Maggio 2024
Opening: 7 Maggio ore 18
Orari: mar-ven 15,30/19
mattina e sabato su appuntamento

GLI EROICI FURORI ARTE CONTEMPORANEA
VIA MELZO 30 - 2019 MILANO
TEL.347 8023868
silvia.agliotti@furori.it - www.furori.it

COSMO LAERA
ATTORI IN SCENA NEL DESIDERIO DI UN PAESAGGIO SOTTO UN’ALTRA LUCE
Nasce in Puglia ad Alberobello Cosmo Laera (1962), fotografo immerso in una luce abbacinante che ha plasmato il suo modo di percepire il mondo, attraverso immagini rigorose e stranianti insieme, scattate fin da giovanissimo, incentrate sul rapporto tra visione, territorio e trasformazione di paesaggi naturali e umani. In questa mostra personale Laera, docente di Fotografia dell’Accademia di Brera e curatore di mostre, presenta una selezione della serie “progetto umano”, scatti mediati dalla luce in dialogo con il territorio, la natura, le piazze, le strade e monumenti; luoghi della grande meraviglia del bianco, stampate per la prima volta in grande formato e su tessuto, per definire un ambiente della visione in Galleria Gli Eroici Furori a Milano, dove non c’è il mare e l’orizzonte è incorniciato intorno al desiderio del paesaggio.
Entrando in galleria, noi fruitori restiamo fuori dalla scena, spiamo presenze che osservano luoghi fotografati nell’immobilità. Osserviamo protagonisti-attori di un Gran Tour nel Bel Paese immaginario, messi lì come soldatini che occupano lo spazio della visione, mentre si modifica sotto i nostri occhi, di più se ci avviciniamo per notare i dettagli di architetture e individui silenti che lo attraversano senza sfiorarsi. Vediamo una moltitudine di esseri erranti, eteree comparse fluttuanti in spazi rarefatti dalle cromie alterate, silhouette ‘fiammiferi’ davanti colonnati maestosi di chissà quali siti archeologici, monumentali architetture pietrificate in una luce ‘solida’ , incastonati in capienti piazze in cui al centro gli osservatori inscenano l’atto del guardare.
Questi attori guardano paesaggi italiani connotati elementi geografici, architettonici e naturalistici, nell’evocazione del Gran Tour nell’epoca globale, in cui il selfie è l’obiettivo del viaggio, considerato più importante della scoperta del luogo stesso, soggetti alla metamorfosi del paesaggio in un tempo che non passa.
Le sue presenze occupano set cinematografici, sotto luci artificiali anche in pieno giorno, in cui l’architettura o elementi paesaggistici sono meticolosamente leggibili in tutte le sue parti, a Laera interessa una interrelazione fra zone in cui si vede qualcosa e altre in cui non si vede tutto, dissolte nel l’atmosfera di bianco latte. Anche l’impaginazione di ogni singolo elemento è determinante, noi fuori dalla scena osserviamo gli esploratori di una moltitudine di ‘solitudini’ di luoghi, travolti da rituali sacri e profani consumati dai selfie, che raccolti insieme in una immagine sono il riflesso dell’ umanità che siamo.
La fotografia di Laera lavora all’interno di una visione ‘normale’, sullo stupore, la stranezza , la diversità che si trova dentro la normalità, inoltre si distingue per rigore, essenzialità formale, composizione e per cromie alterate che sono il frutto di tempi lunghi di esposizione, quasi cinematografici, con l’obiettivo di rendere univoca, nelle differenze di tempo e di luoghi, una visione astorica sorprendente del paesaggio desiderato, in cui tutto è calma e incantamento dell’immagine.
Affascinano le sue inquadrature dall’alto, e viste in grande tutto cambia, Laera con questa mostra inscena un atto di immersione nel vissuto di chi prima di noi ha cercato lo stupore di luoghi che si inscrivono in paesaggi memorabili che hanno bisogno di cielo, di aria, di piazze in un ‘belvedere’ del desiderio dell’Italia o Italia come desiderio? Chissà.
Tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso il paesaggio si afferma come il principale campo di ricerca e di dibattitto teorico ed estetico , quando la fotografia si affianca a discipline del territorio, architettura , urbanistica e sociologia, Laera è un caso a parte alla documentazione predilige la visione non della comprensione delle trasformazioni paesaggistiche in atto anche nella sua amata Puglia, ma la sur-visione per suggerire la presenza di uno spazio oltre lo scenario prevedibile.
Laera procede su due binari, il primo informativo sui luoghi fotografati in modo dettagliato e l’altro di riflessione sulla potenzialità espressiva della visione in simbiosi con la pittura fiamminga, in particolare Brugel il Vecchio e Hieronymus Bosch, LS Lowry, pittore britannico interessato a paesaggi industriali grafica, l’illustrazione e la tipografia, il cinema di Wes Anderson, in particolare Grand Budapest Hotel (2014) e la cultura dell’immagine stessa.
Le sue fotografie d’autore fanno luce sul rapporto con l’esistente, su qualcosa che è fuori e dentro di noi, rappresentano una sintesi tra la staticità della pittura e la velocità del nostro sguardo, come testimonianza di un qualcosa che è successo ma immaginiamo diverso da ciò che abbiamo visto, scavando con leggerezza nel profondo dell’immagine nella contemporaneità.
Jacqueline Ceresoli


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